Max Fritz
2012-07-15 14:23
Ecco come promesso il post su Re. Di seguito il campione (1g) che ho acquistato su eBay: Caratteristiche salienti dell'elemento: Il suo numero atomico è 75 e appartiene al gruppo VII della tavola periodica. Ha un'elevata densità (21.02g/cm3) ed è quasi sempre commercializzato come polvere o come cilindretti tozzi sinterizzati, a causa del suo elevatissimo punto di fusione (3186°C) combinato con la sua alta reattività nei confronti dell'ossigeno a quelle temperature. E' anche uno tra i metalli più rari, basti pensare che non esistono suoi minerali e non è mai stato trovato in natura in concentrazioni superiori a 50ppm (Sidgwick, Vol. II, p. 1291). I processi di purificazione passano tutti per l'ossidazione del metallo ad alta temperatura e la separazione per sublimazione dell'eptossido. Questo (o il perrenato da esso preparato) viene poi ridotto con idrogeno a temperature elevate per ottenere il metallo. Le valenze note per il renio sono I, II, III, IV, V, VI, VII (da notare che lo stato di ossidazione +5 non è noto per il manganese, che è nello stesso gruppo del renio, insieme al tecnezio). Gli ossidi noti sono Re2O3, ReO3, ReO2, Re2O7 (in ordine crescente di stabilità). QUI si era discusso su come trattarlo per ottenere un composto 1. stabile 2. solubile in acqua 3. non volatile. La molecola più adatta con queste caratteristiche è il perrenato di ammonio (i sali di potassio e sodio sono più solubili). Altro composto particolarmente stabile è l'eptasolfuro, ma è decisamente meno utile e soprattutto insolubile. Preparazione del perrenato: Da quanto era emerso in quella discussione, esistono almeno due metodi per la preparazione del perrenato dal renio: 1. si ossida il metallo con acido nitrico per ottenere l'acido perrenico (forma idrata di Re2O7), si porta ad ebollizione e si concentra per eliminare l'eccesso di nitrico (senza portare a secco perchè l'eptossido è volatile e sublima!) e si aggiunge ammoniaca per formare il sale. Dunque si lascia cristallizzare. Il prodotto così ottenuto è contaminato da piccole quantità di nitrato d'ammonio, e andrebbe ricristallizzato. 2. si ossida il renio con perossido di idrogeno nel rapporto molare perossido:metallo di 9:1. Si neutralizza di nuovo con un eccesso di ammoniaca e si porta a secco. Potrebbe essere conveniente aggiungere l'ammoniaca sin dall'inizio per facilitare l'ossidazione. Almeno in teoria il secondo metodo dovrebbe garantire un prodotto più puro, e perciò l'ho preferito al primo. Il perossido concentrato (40%) reagisce immediatamente a contatto con il renio, con fortissima effervescenza. La reazione avviene anche quando il renio è in sospensione in ammoniaca. Tuttavia pare che gran parte dell'effervescenza sia dovuta alla catalizzazione da parte del renio della decomposizione di H2O2 e solo una piccolissima parte del metallo viene realmente intaccata. Ho dovuto aggiungere ben 200mL di perossido al 40% per vedere un'apprezzabile porzione del grammo di renio disciolta. Per evitare di aggiungerne ancora troppa, ho separato il metallo non disciolto lasciandolo decantare e l'ho trattato con qualche goccia di nitrico, che è stata sufficiente a discioglierlo in poco tempo senza problemi. La soluzione separata dopo aver lasciato decantare era torbida, ma si è schiarita mescolandola con quella del precipitato trattato con nitrico. Ho portato il tutto ad ebollizione riducendo il volume a meno di 100mL, ho aggiunto 5mL di ammoniaca concentrata (la quantità stechiometrica è di appena 0,4mL ca. di NH3 al 30%!) e ho continuato l'ebollizione. Ho poi lasciato cristallizzare velocemente su un piatto scaldato a bagnomaria e ho continuato il riscaldamento finchè i cristalli non erano perfettamente asciutti. La resa finale è stata di 1,39g (la teorica è di 1,44g). Direi che, a conti fatti, sarebbe stato meglio usare direttamente il nitrico, considerando anche che il perossido contiene spesso degli stabilizzanti che potrebbero rimanere nel prodotto finale. Alcune reazioni: Di certo Re(VII) è lo stato di ossidazione più stabile per il renio, insieme forse al metallo (0). Infatti è nello stesso gruppo del manganese e la stabilità degli stati di ossidazione più alti aumenta con l'aumentare del n. atomico nel gruppo: se quindi già il permanganato era abbastanza stabile, a maggior ragione lo sarà il perrenato. Ne consegue che schiodarlo da quello stato di ossidazione è cosa abbastanza complessa. Un metodo semplice, tuttavia, lo suggerisce il Sidgwick (Vol. II, p. 1308-1309): i perrenati per trattamento con HI+HCl (o, in alternativa, KI+HCl in eccesso) ossidano lo ioduro a I2 elementare, e si riducono a ReIV (in realtà con HI+HCl si dovrebbe formare prima Re(VI) il quale poi disproporziona in Re(IV) e nuovamente Re(VII)). Ecco di seguito cosa accade aggiungendo HCl e KI ad una sol. diluita di NH4ReO4: La colorazione di Re(IV) sarebbe verde-gialla, ma qui è evidentemente coperta dallo ione triioduro dovuto alla solubilizzazione dello iodio formatosi nell'eccesso di ioduro (facendo evaporare lo iodio si dovrebbe ottenere una soluzione verde). Sempre secondo il Sidgwick, i prodotti in questione sono complessi con alogeni del tipo H2ReCl6 o K2ReCl6 e ossialogenuri complessi come K4[Re2IVOCl10]. Ovviamente ho provato in bianco ad aggiungere KI ad HCl senza osservare alcuna reazione. Aggiungendo un piccolo cristallo di ammonio perrenato, questo si è subito colorato in marrone, sciogliendosi presto a dare una colorazione giallina. Alternativamente si può tentare la riduzione con idrogeno nascente, come già TheChef aveva tentato prima di me. Con questo metodo ho ottenuto risultati parecchio diversi. In rari casi, utilizzando magnesio e acido cloridrico, ho ottenuto una soluzione rossa-violetta molto scura, probabilmente costituita da una sospensione di Re o da stati di ossidazione inferiori a V e molto poco stabili. Più spesso, anche sostituendo Zn a Mg, ho ottenuto soluzioni verdi-gialline come la seguente (ReVI?) : In qualche altro caso non si è verificato alcun cambiamento di colorazione (probabilmente era troppo scarso il flusso di idrogeno prodotto). SnCl2 riduce il perrenato in modo visibile solo se entrambi sono molto concentrati, dando una colorazione giallo-marrone. Nè l'idrossilamina nè l'idrazina (come sali e come basi libere) sembrano ridurre Re(VII). Direi che questo è tutto quel che ho da dirvi su questo elemento, per ora. Aspetto consigli, correzioni, obiezioni, domande e/o suggerimenti per nuove sperimentazioni!
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