Geber
2021-04-09 16:56
Le reazioni condotte con reagenti achirali possono spesso condurre a prodotti chirali. In assenza di qualsiasi influenza chirale da parte di un catalizzatore, reagente, o solvente, l'esito di una tale reazione è una miscela racemica. In altre parole, il prodotto chirale è ottenuto come miscela 50:50 di enantiomeri.
Un esempio è la sintesi del 2-butanolo tramite idrogenazione nichel-catalizzata del butanone. In questa reazione la molecola di idrogeno si addiziona lungo il doppio legame carbonio–ossigeno in una maniera simile a quella con cui si addiziona al doppio legame carbonio–carbonio.
L'immagine sotto illustra gli aspetti stereochimici di questa reazione. Poiché il butanone è achirale, non esiste differenza nella presentazione di entrambe le facce delle molecola verso la superficie del catalizzatore metallico. Le due facce del gruppo carbonile trigonale planare interagiscono con la superficie metallica con eguale probabilità. Il trasferimento degli atomi di idrogeno dal metallo al gruppo carbonile produce un centro di chiralità al carbonio 2. Dato che non c'è stata alcuna influenza chirale nel cammino di reazione, il prodotto è ottenuto come miscela racemica dei due enantiomeri, R-(–)-2-butanolo e S-(+)-2-butanolo.
Vedremo che quando le reazioni come questa vengono condotte in presenza di una influenza chirale, come un enzima o un catalizzatore chirale, il risultato non è di solito una miscela racemica.
Le reazioni stereoselettive sono reazioni che portano una formazione preferenziali di uno stereoisomero rispetto ad altri stereoisomeri che potrebbero essere formati probabilmente.
* Se una reazione produce preferenzialmente un enantiomero rispetto alla sua immagine speculare, la reazione è detta essere una reazione enantioselettiva.
* Se una reazione porta preferenziamenete ad un diastereoisomero rispetto ad altri che sono possibili, la reazione è detta essere una reazione diastereoselettiva.
Affinché una reazione sia o enantioselettiva o diastereoselettiva, un reagente chirale, un catalizzatore chirale, o un solvente chirale deve esercitare una influenza sul corso della reazione.
In Natura, dove la maggior parte delle reazioni sono stereoselettive, le influenze chirali vengono da molecole proteiche chiamate enzimi. Gli enzimi sono catalizzatori biologici di straordinaria efficienza. Non solo essi possiedono l'abilità di far avvenire reazioni che avvengono molto più rapidamente rispetto a quanto farebbero altrimenti, essi hanno anche l'abilità di esercitare una drammatica influenza chirale su una reazione. Gli enzimi fanno questo perché anche essi sono chirali, e possiedono un sito attivo dove le molecole reagenti sono momentaneamente legate mentre la reazione avviene. Il sito attivo è chirale (figura sotto), e solo un enantiomero di un reagente chirale si incastra in modo adatto ed è in grado di subire la reazione.
Molti enzimi hanno trovato uso nel laboratorio di chimica organica, dove i chimici organici approfittano delle loro proprietà per condurre reazioni stereoselettive. Uno di questi è un enzima chiamato lipasi. La lipasi catalizza una reazione chiamata idrolisi, in cui un estere reagisce con una molecole di acqua per produrre un acido carbossilico ed un alcole.
Se l'estere di partenze è chirale ed è presente come una miscela dei suoi enantiomeri, l'enzima lipasi reagisce selettivamente con un enantiomero rilasciando il corrispondente acido carbossilico chirale ed un alcole, mentre l'altro estere enantiomero rimane intatto o reagisce molto più lentamente. Il risultato è una miscela che consiste in maniera predominante di uno stereoisomero del reagente ed uno stereoisomero del prodotto, che può di solito essere facilmente separata sulla base delle loro diverse proprietà fisiche. Un tale processo è chiamato risoluzione cinetica, dove la velocità di una reazione con un enantiomero è diversa da quella con l'altro, conducendo ad una preponderanza di uno prodotto stereoisomero. La seguente idrolisi è un esempio di risoluzione cinetica usando la lipasi:
Come vengono separati gli enantiomeri? Gli enantiomeri sono molecole che hanno solubilità identiche nei solventi ordinari, e hanno identici punti di ebollizione. Di conseguenza, i metodi convenzionali per separare i composti organici, come la cristallizzazione e la distillazione, falliscono quando applicati ad una forma racemica.
Fu, infatti, la separazione fatta da Louis Pasteur di una forma racemica di un sale di acido tartarico nel 1848 che condusse alla scoperta del fenomeno chiamato enantiomerismo. Pasteur, di conseguenza, viene spesso considerato essere il padre del campo della stereochimica.
L'acido (+)-tartarico è uno dei sottoprodotti della produzione del vino (la Natura di solito sintetizza un enantiomero di una molecola chirale). Pasteur aveva ottenuto un campione di acido tartarico racemico dal proprietario di un impianto chimico. Nel corso della sua indagine Pasteur inizio ad esaminare la struttura cristallina del sale di sodio e ammonio dell'acido tartarico racemico. Egli notò che due tipi di cristalli erano presenti. Uno era identico ai cristalli del sale di sodio e ammonio dell'acido (+)-tartarico che era stato scoperto in precedenza ed era stato dimostrato essere destrogiro. I cristalli dell'altro tipo erano immagini speculari non sovrapponibili del primo tipo. I due tipi di cristalli erano quindi chirali. Usando delle pinzette ed una lente di ingrandimento, Pasteur separò i due tipi di cristalli, li sciolse in acqua, e pose le soluzioni in un polarimetro. La soluzione dei cristalli del primo tipo era destrogira, e i cristalli stessi si dimostrarono essere identici al sale di sodio e ammonio dell'acido (+)-tartarico che era già noto. La soluzione dei cristalli del secondo tipo erano levogiri; essa ruotava la luce del piano polarizzato nella direzione opposta e con la medesima intensità. I cristalli del secondo tipo erano del sale di sodio e ammonio dell'acido (–)-tartarico. La chiralità dei cristalli stessi scomparve, naturalmente, quando i cristalli furono dissolti nelle loro soluzioni, ma l'attività ottica rimase. Pasteur motivò, quindi, la cosa affermando che le molecole stesse dovevano essere chirali.
La scoperta di Pasteur dell'enantiomerismo e la sua dimostrazione che l'attività ottica delle due forme di acido tartarico era una proprietà delle molecole stesse condusse, nel 1874, alla proposta della struttura tetraedrica del carbonio da parte di van’t Hoff e Le Bel.
Sfortunatamente, pochi composti organici davano cristalli chirali come facevano i sali dell'acido (+)- e (–)-tartarico. Pochi composti organici cristallizzavano in sali separati (contenenti enantiomeri separati) che sono visibilmente chirali come i cristalli del sale di sodio e ammonio dell'acido tartarico. Il metodo di Pasteur, quindi, non è generalmente applicabile alla separazione di enantiomeri.
Metodi moderni di risoluzione di enantiomeri
Una delle più utili procedure per la separazione di enantiomeri è basata sulla seguente affermazione:
Quando una miscela racemica reagisce con un singolo enantiomeri di un altro composto, si forma un miscela di diastereoisomeri, e i diastereoisomeri, poiché possiedono diversi punti di fusione, punti di ebollizione, e solubilità, possono essere separati tramite mezzi convenzionali.
La ricristallizzazione diastereomerica è una di tali processi. Un altro metodo è la risoluzione con enzimi, per cui un enzima converte selettivamente un enantiomero in una miscela racemica in un altro composto, e dopo ciò l'enantiomero non reagito ed il nuovo composto sono separati. Una reazione che usa l'enzima lipasi per idrolizzare selettivamente un estere è un esempio di questo tipo di risoluzione. La cromatografia che impiega mezzi chirali è anch'essa largamente usata per risolvere gli enantiomeri. Questo approccio è applicato nella cromatografia liquida ad alte prestazione (HPLC) così come in altre forme di cromatografia. Le interazioni diastereomeriche tra le molecole della miscela racemica ed il mezzo chirale cromatografico fa in modo che gli enantiomeri del racemato si muovano attraverso l'apparato cromatografico a differenti velocità. Gli enantiomeri sono quindi raccolti separatamente quando eluiscono dall'apparato cromatografico.
Qualsiasi atomo tetraedrico con quattro gruppi diversi attaccati ad esso è un centro chirale. Oltre al carbonio, anche silicio e germanio (sono nello stesso gruppo delle tavola periodica del carbonio) formano composti tetraedrici come fa il carbonio. Quando quattro gruppi diversi sono situati attorno all'atomo centrale in composti di silicio, germanio, ed azoto, le molecole sono chirali e gli enantiomeri possono, in principio, essere separati. I sulfossidi, come diversi altri esempi di gruppi funzionali dove uno dei quattro gruppi è una coppia elettronica non legante, sono anch'essi chirali. Questo non è il caso delle ammine, comunque.
Una molecola è chirale se non è sovrapponibili alla sua immagine speculare. La presenza di un atomo tetraedrico con quattro gruppi differenti è solo un tipo di centro chirale, comunque. Mentre la maggior parte delle molecole chirali che potrete incontrare hanno centri chirali, ci sono altri attributi strutturali che possono conferire chiralità ad una molecola. Per esempio, esistono composti che hanno barriere rotazionali così elevate tra i conformeri (isomeri conformazionali) che possono essere separati e purificati isomeri conformazionali individuali, ed alcuni di questi isomeri conformazionali sono stereoisomeri.
Gli isomeri conformazionali che sono composti stabili, isolabili sono chiamati atropoisomeri.
L'esistenza di atropoisomeri chirali è stata sfruttata con grande effetto nello sviluppo di catalizzatori chirali per reazioni stereoselettive. Un esempio è il BINAP, mostrato sotto nelle sue forma enantiomeriche.
L'origine della chiralità nel BINAP è la ristretta rotazione nei confronti del legame tra i due anelli naftalenici quasi perpendicolari. Questa barriera torsionale porta a due conformeri enantiomerici risolvibili, S- e R-BINAP. Quando ogni enantiomeri è usato come ligando per metalli come rutenio e rodio (legati attraverso le coppie elettroniche non condivise sugli atomi di fosforo), si formano complessi chirali organometallici che sono in grado di catalizzare idrogenazioni stereoselettive ed altre importanti reazioni industriali. L'importanza dei ligandi chirali è evidenziata dal fatto che l'industria sintetizza ogni anno circa 3500 ton di (–)-mentolo usando una reazione di isomerizzazione che coinvolge un catalizzatore a base di rodio S-BINAP.
Anche gli alleni sono composti che esibiscono stereoisomerismo. Gli alleni sono molecole che contengono la seguente sequenza di doppi legami.
I piani dei legami π degli alleni sono perpendicolari l'uno all'altro.
Questa geometria dei legami π fa in modo che i gruppi attaccati agli atomi di carbonio terminali giacciano in piani perpendicolari, e, a causa di ciò, gli alleni sono sostituenti differenti sugli atomi di carbonio terminali sono chirali. (Gli alleni non mostrano isomerismo cis–trans.)
LA POTENZIALE ORIGINE DELLA CHIRALITÀ
Nel 1952 fu fatto un esperimento rivoluzionario da due chimici alla University of Chicago, Harold Urey e Stanley Miller, i quali dimostrarono come molti degli amminoacidi trovati negli esseri viventi fossero stati prodotti in condizioni semplici, simili a quelle delle Terra primordiale usando semplici composti chimici. Quello che non viene menzionato, comunque, fu la prova che questi amminoacidi erano stati sintetizzati durante l'esperimento e che non erano il prodotto di qualche contaminante all'interno dell'apparato stesso. La prova di Urey e Miler fu che tutti gli amminoacidi erano stati prodotti come racemati. Come accennato prima, qualsiasi amminoacido prodotto da una forma vitale sulla Terra esiste come singolo enantiomero. La questione ancora da risolvere, quindi, è perché le molecole della vita (come gli amminoacidi) esistono come singoli enantiomeri? In altre parole, quale è l'origine della chiralità sul nostro pianeta? Le potenziali risposte a questa domanda sono di origine più recente, anche se è una domanda che ha interessato gli scienziati per oltre un secolo.
Nel 1969, un grande meteorite cadde vicino alla città di Murchison, Australia. L'analisi chimica delle sue molecole organiche mostrò che conteneva più di 100 amminoacidi, incluse dozzine di amminoacidi non noti sulla Terra. Alcuni degli amminoacidi possedevano eccessi enantiomerici (e.e.) fino ad un massimo del 2–15%, tutti in favore degli L-amminoacidi, gli stessi enantiomeri ritrovati in tutte le forma di vita della Terra. Un attento lavoro analitico dimostrò che l'attività ottica non era il risultato di qualche contaminante che si trovava sulla Terra.
Gli esperimenti dei decenni passati hanno mostrato che con la sola piccola quantità di eccesso enantiomerico che questi amminoacidi possediedono, su alcuni di essi, come i due mostrati sotto che hanno un centro chirale completamente sostituito e non possono racemizzare, si possa effettuare una risoluzione degli amminoacidi racemici tramite processi relativamente semplici come la cristallizzazione. Questi eventi lasciano dietro soluzioni acquose di L-amminoacidi in elevato eccesso enantiomerico. Inoltre, una volta che queste soluzioni di L-amminoacidi chirali vengono generate, esse possono catalizzare la sintesi enantio-controllata di D-carboidrati, che è anche quello che tutti noi possediamo. Come tale, è ipotizzabile che l'origine della chiralità possa anche derivata dallo spazio profondo.
Ma che cosa ha generato l'iniziale eccesso enantiomerico? Nessuno è abbastanza sicuro, ma alcuni scienziati ipotizzano che la radiazione elettromagnetica emessa a mo' di cavatappi emessa dai poli di stelle neutroniche rotanti potrebbe portare alla polarizzazione di un isomero immagine speculare rispetto ad un altro quando quelle molecole vengono formate nello spazio interstellare. Se fosse vero, allora sarebbe possibile che dall'altro lato della galassia esista un mondo che l'opposto chirale della Terra, dove ci sono forme di vita con D-amminoacidi e L-carboidrati. Ronald Breslow della Columbia University, un ricercatore principale in questa area di studio, ha parlato di una tale possibilità: “Dato che tali forme di vita potrebbero anche essere versioni avanzate dei dinosauri, assumendo che i mammiferi non abbiano la grande fortuna di aver i dinosauri spazzati via da una collisione di un asteroide come sulla Terra, forse è meglio non scoprirlo.”
Breslow, R. “The origin of homochirality in amino acids and sugars on prebiotic earth” Tetrahedron Lett. 2011, 52, 2028–2032 e riferimenti all'interno dell'articolo.
Un campione di una sostanza otticamente attiva che consiste in un singolo enantiomero è detto essere enantiomericamente puro o possedere un eccesso enantiomerico del 100%. Un campione enantiomericamente puro di S-(+)-2-butanolo, ad esempio, mostra una rotazione specifica di +13.52 ([α]25D = +13.52).
Dall'altra parte, un campione di S-(+)-2-butanolo che contiene meno rispetto ad una quantità equimolare di R-(–)-2-butanolo mostrerà una rotazione specifica che sarà meno di +13.52 ma maggiore di zero. Un tale campione è detto avere un eccesso enantiomerico minore del 100%.
L'eccesso enantiomerico (ee), anche noto come purezza ottica, è definito nel modo seguente:
% eccesso enantiomerico = (moli di un enantiomero - moli dell'altro enantiomero)/moli totali di entrambi gli enantiomeri * 100
L'eccesso enantiomerico può essere calcolato dalle rotazioni ottiche:
% eccesso enantiomerico* = (rotazione specifica osservata/rotazione specifica dell'enantiomero puro) * 100
* Questo calcolo dovrebbe essere applicato ad un singolo enantiomero o alle miscele dei soli enantiomeri. Non dovrebbe essere applicata alle miscele in cui è presente parte dell'altro composto.
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