valeg96
2018-08-09 14:15
Già nel 2010 l'utente **R@dIo@TtIvO** ha presentato una sintesi di questo composto in una discussione finita un pò infelicemente. Da allora, la sintesi non è stata più migliorata e/o elaborata con i suggerimenti proposti ancora 8 anni fa. In questo thread ci affidiamo ad una metodica ed a nozioni contenute in Inorganic Syntheses, Vol. 6. Per iniziare, una rapida introduzione teorica a ciò che stiamo per fare. Tecnicamente, l'aggiunta di ioduro a una soluzione di Cu(II) produce CuI2, che dismuta: 2 CuSO4 + 4 KI → 2 CuI2 + 2 K2SO4 2 CuI2 → 2 CuI + I2 In realtà, questa reazione è così rapida che ciò che osserviamo noi, complessivamente, è che lo ioduro di rame (I), estremamente insolubile (0.0042 mg /100 mL a 25°C) precipita rapidamente. Questo denso solido, che dovrebbe essere bianco, è in realtà rosa/bruno/viola a causa di tracce di iodio libero (prodotto dalla dismutazione) che si adsorbono ad esso. Lavare via lo iodio libero e sbiancare CuI dopo la precipitazione è molto difficile, e bisogna dunque lavorare in presenza di un agente riducente. Proprio come nella titolazione iodometrica del rame ci affidiamo al tiosolfato di sodio, che reagisce con lo iodio libero prodotto, ossidandosi a tetrationato, e riducendolo a ioduro: 2 Na2S2O3 + I2 → Na2S4O6 + 2 NaI A questo punto, la reazione complessiva è: 2 CuSO4 + 4 KI + 2 Na2S2O3 → 2 CuI + 2 K2SO4 + Na2S4O6 + 2 NaI L'impiego di entrambi i reagenti deve essere prudente: CuI è solubile sia in eccesso di tiosolfato, che di ioduro, in quanto forma ioduro-complessi e tiosolfato-complessi solubili, presumibilmente di formula [Cu(L)3]2-. Inoltre, è necessario lavorare con reagenti puliti, e senza contaminazioni acide, poiché il tiosolfato si decompone formando zolfo insolubile finissimo, che contaminerà irrimediabilmente il prodotto: S2O32- + 2 H+ → SO2 + S + H2O lo ioduro di rame così prodotto è un solido relativamente stabile, ma che se esposto all'aria e alla luce per anche un paio di ore, ingiallisce per liberazione di iodio. Altri metodi di sintesi di CuI (reazione fra Cu metallico ed I2 elementare, dissoluzione di Cu in HI bollente, gorgogliamenti di SO2 gassosa e quant'altro) sono di insignificante rilevanza sintetica. Se si è ben forniti, si possono ottenere buoni risultati anche con acido solforoso, solfiti e bisolfiti.
La sintesi vera e propria si svolge imitando una titolazione, per poter unire i reagenti senza lavorare in eccesso, garantendo così un'alta resa (a meno delle perdite meccaniche, beninteso). E' quindi necessaria una buretta (o almeno una pipetta graduata, o in mancanza di esse, tanta pazienza) e un agitatore magnetico. E' inoltre molto comodo un büchner, per filtrare rapidamente il denso prodotto. I reagenti impiegati sono: Solfato di rame pentaidrato, 12.5 g Ioduro di potassio, 18.25 g Tiosolfato di sodio, 14 g Acqua distillata, circa 250 mL Etanolo al 96%, circa 60 mL Si prepara una soluzione con 12.5 g di solfato di rame pentaidrato in 50 mL di acqua. Se il prodotto è di grado industriale/agricolo può essere necessario filtrare la soluzione per gravità, su un filtro il più piccolo possibile, o su cotone. Io ho filtrato con imbuto da 6 cm, su carta, e lavando il filtro con 2 x 10 mL di acqua. Si prepara una seconda soluzione di 18.25 g di KI e 14 g di tiosolfato sodico pentaidrato in un matraccio da 50 mL. In alternativa, se non si desidera essere quantitativi più avanti con la buretta, si può usare qualsiasi altro contenitore. La seconda soluzione viene aggiunta alla prima tramite una buretta, mantenendo il sistema in vigorosa agitazione. La soluzione, all'inizio limpida e blu, dopo circa 3-5 mL di titolante diviene blu/verde petrolio, oltre i 5-10 mL assume un interessante color cioccolato, che verso i 30 mL diventa khaki, i 40 mL cappuccino, i 45 mL rosa carne scuro/ocra, e infine rosa carne chiaro verso il punto di fine, sui 45-47 mL. Ulteriori aggiunte di titolante non provocano cambiamenti di colore, ma solo perdita di prodotto, a causa dei complessi solubili menzionati in precedenza. Il precipitato viene lasciato qualche minuto sotto agitazione e brevemente sedimentato, per accertarsi che il surnatante sia incolore, e poi filtrato su büchner. Il prodotto viene lavato con 5 x 20 mL H2O e 3 x 20 mL etOH 96%. Se disponibile, è doveroso effettuare alcuni lavaggi con porzioni da 20 mL di etere etilico. Il prodotto, inizialmente rosato/violaceo, verso il terzo lavaggio con acqua diventa bianco avorio, perdendo gradualmente lo iodio libero. Il prodotto così ottenuto è sensibile alla luce se in presenza di ossigeno, ma non è igroscopico. E' possibile seccarlo sulla pompa e poi all'aria in essiccatore, ma è la via più rischiosa, se non lo si protegge dalla luce e dall'ossigeno. In questo caso si otterrà un prodotto con il 4% circa di acqua. E' invece consigliato seccarlo a vuoto, in essiccatore, in provetta da Schlenk o in altro modo, e procedere rapidamente a pesatura e stoccaggio. Un prodotto seccato per parecchi giorni a vuoto contiene circa il 0.2% di acqua: pesatura e stoccaggio devono essere rapidi, in quanto il prodotto tende ad assorbire umidità fino a raggiungere il 4% circa (la bilancia analitica segnala un aumento di peso di circa 1 mg/s, quindi non trascurabile per chi è di spirito analitico !). Il mio prodotto è stato asciugato a vuoto all'interno di un tubo per trappola gas, disposto su di una barchetta di carta da filtro. Dopo circa 12 ore, ha perso le ultime tracce rosa ed ha assunto una leggera colorazione avorio. Poiché l'essiccazione non è stata efficientissima, ma comunque è sotto al 4% (durante la pesata aumenta notevolmente il peso del solido, quindi è sotto il 4% di un prodotto seccato all'aperto), nei brevi calcoli seguenti considereremo una umidità del 4% in peso. Ho impiegato 12.5375 g di CuSO4·5H2O (mmol = 249.685 g/mol), quindi 0.0502233 mol. 0.0502233 mol di CuI (mmol = 190.45 g/mol) equivalgono a 9.56503 g. Ho ottenuto 9.2865 g di prodotto con umidità ≤ 4%. Considerando, per prudenza, di avere un prodotto al 4%, ho 0.96 * 9.2865 g = 8.91504 g minimi effettivi di prodotto. La resa è quindi del 100 * 8.91504 / 9.56503 = 93.20% Questa procedura offre delle rese praticamente quantitative. Nelle acque di lavaggio è presente inoltre molto iodio, come NaI, che può essere recuperato. Il prodotto ottenuto, CuI, è insolubile in acidi diluiti, ma si scioglie in tiosolfato, ioduro e ammoniaca. Gli acidi concentrati lo decompongono, liberando iodio. Può essere scaldato, in assenza di ossigeno, fino a 1293°C (Teb), ma in presenza di ossigeno si decompone rapidamente a iodio e CuO, anche a basse temperature.
I seguenti utenti ringraziano valeg96 per questo messaggio: ohilà, NaClO, EdoB, Copper-65, AminewWar, Roberto, ClaudioG., Scienza pazza