Tricka90
2016-08-27 21:44
Prima di iniziare con le spiegazioni colgo l'occasione per ringraziare la fantastica community di myttex.net. Nonostante i pochissimi post ho già avuto il piacere di notare una grande volontà, da parte degli utenti esperti, di aiutare chi come me si avvicina per la prima volta alla chimica. Grazie soprattutto a LuiCap, Roberto, Wavvorov, che con tanta gentilezza hanno saputo pazientemente aiutarmi ad affrontare numerosi problemi regalandomi delle spiegazioni egregie. Per provare a ricambiare l'aiuto gentilmente concessomi ho voluto aprire questo topic nella speranza che il piccolo progetto casalingo di cui parlerò possa tornare utile agli utenti della community.
In questo topic voglio condividere una mia piccola idea, a dire il vero piuttosto banale, grazie alla quale chiunque potrà facilmente ricavare una "Piastra Riscaldante Regolabile" (poi vi spiego perché la metto fra virgolette) per pochi soldi, nel caso più fortuito persino con mescolamento magnetico incluso! Vi dico già da subito che non si otterrà, ovviamente, un dispositivo paragonabile a quelli professionali da laboratorio, ma si avrà un mezzo di riscaldamento che, a mio parere, è migliore per una marea di motivi rispetto alla classica e tanto usata lampada ad alcol.
Il primo step consiste nel trovare una qualsiasi piastra elettrica da cucina che abbia almeno un centinaio di Watt di potenza e che si possa connettere direttamente alla presa di corrente. Cercate un po' in sgabuzzino, su in soffitta, a casa di nonna, insomma vedete se avete qualcosa a disposizione. In caso contrario provate nei vari mercatini dell'usato, magari online, vi assicuro che con meno di 10 euro troverete facilmente qualcosa di appropriato. Alcuni esempi sono bistecchiere, toastiere, fornellini elettrici, persino le piastre per capelli possono andar bene se ne aumentate leggermente la superficie riscaldante.
Una volta trovato / acquistato / rubato l'apparecchio riscaldante non resterà che renderlo regolabile. Le comuni piastre, infatti, possiedono temperature di regime che spesso oltrepassano i 200°C, quindi inadatte a molti esperimenti chimici.
Il metodo di regolazione che vi propongo, e qui apriamo una piccola parentesi teorica, non agisce in modo diretto sulla temperatura della piastra come avviene per le piastre da laboratorio (ecco il perché delle precedenti virgolette), ma agisce sulla potenza erogata. Quindi la rotazione del potenziometro di cui parlerò a breve non corrisponde a diverse temperature, ma a diverse potenze inviate alla piastra. La temperatura della stessa dipenderà, fra gli altri, da fattori ambientali, dalle inerzie delle sostanze, dal bilancio energetico delle reazioni e così via. Ad una variazione della potenza erogata seguirà comunque una variazione della temperatura, quindi avremo ugualmente un controllo, seppure indiretto, su di essa. Questa caratteristica, che a prima vista può sembrare trascurabile, va comunque tenuta in considerazione poiché rappresenta la più grande differenza fra il funzionamento della nostra piastra improvvisata e quello di una macchina professionale. Nella maggior parte dei casi, comunque, questo sistema andrà più che bene, specialmente se si tiene sotto osservazione la temperatura delle sostanze tramite un termometro.
Dopo questo breve discorso teorico passiamo all'azione! Tutto ciò che vi serve per poter regolare la temperat...ehm! la POTENZA della vostra piastra consiste in un componente elettronico del costo di pochi euro, chiamato TE478. Si trova su diversi siti online come eBay o Amazon e vi assicuro che fa davvero bene il suo lavoro. A proposito, se volete un approfondimento sul meccanismo di funzionamento di tale componente e sul perché riesca a regolare la potenza della piastra non esitate a chiedere, sarò felice di spiegare.
Prima di procedere è doveroso consigliare vivamente che, dato che stiamo per iniziare a tagliuzzare e connettere cavi nei quali scorrerà della morte sottoforma di tensione alternata a 220 V, i seguenti procedimenti siano svolti con estrema attenzione e SEMPRE a spina staccata dalla presa di corrente. Il componente utilizzato, anche dopo il corretto montaggio, rappresenta un pericolo immediato durante il suo funzionamento, perciò va isolato in modo adeguato perché, se toccandolo in modo accidentale avrete la sfortuna di realizzare un corto circuito, vorrete sperare di avere perlomeno la fortuna che il salvavita scatti in tempo. Va comunque detto che il seguente procedimento, se svolto in modo oculato e seguito alla perfezione, potrà essere completato in sicurezza da chiunque; ciononostante non vi sconsiglio di affidarvi a qualcuno più esperto di voi in materia.
Fatte le dovute raccomandazioni mettiamoci all'opera. Procedete secondo i seguenti punti:
- Staccate la spina del vostro apparecchio riscaldante dalla presa di corrente.
- Assicuratevi che il punto 1. sia effettivamente compiuto!
- Con una tenaglia tagliate il cavo nel punto in cui pensate che sia più comodo inserire il potenziometro regolatore (io l'ho messo vicino alla spina, quindi il più possibile lontano dalla piastra, in modo da poter effettuare le regolazioni in tranquillità anche quando fumi dannosi vengono prodotti durante la reazione). Ora avrete due cavi, uno che va alla spina ed uno che va alla piastra.
- Osservate i cavetti che si trovano all'interno del cavo tagliato, saranno almeno due, se sono tre c'è anche il cavo della messa a terra, di solito colorato a strisce gialle e verdi.
- Guardando il TE478 dal lato componenti vedrete quattro connettori verdi. Nei primi due (i più vicini al dissipatore) connettete tramite le viti (nell'ordine che preferite) i due cavetti che vanno alla spina, dopo averli spogliati mettendo in luce il rame. Negli altri due (i più vicini al potenziometro) connettete i due cavetti che vanno alla piastra. Nel caso in cui fosse presente anche la messa a terra, collegate semplicemente quella che arriva dalla spina a quella che va alla piastra.
- Isolate ogni contatto col nastro isolante. Trovate una scatoletta di materiale isolante (plastica ad esempio) dove inserire il TE478, lasciando uscire solo il potenziometro e possibilmente facendo tanti piccoli fori nelle zone vicine al dissipatore per far sì che esso possa scambiare più facilmente calore con l'esterno. A seconda della scatola potrebbe essere più comodo compiere l'inscatolamento del componente prima di connettere i cavetti.
Dunque se avete l'esigenza di riscaldare a diverse temperature (magari mescolando contemporaneamente) le vostre soluzioni e non avete un centinaio di euro da investire in piastre da laboratorio, questa potrebbe essere la soluzione per voi.
Sperando di esservi stato utile vi auguro un buon divertimento!
I seguenti utenti ringraziano Tricka90 per questo messaggio: RhOBErThO, NaClO, ClaudioG., Adriano