Dott.MorenoZolghetti
2012-03-11 08:17
Su consiglio di un amico ho acquistato un romanzetto uscito dalla premiata penna di un ragazzetto di 22 anni. Onestamente ero un po’ scettico, ma vuoi per il titolo accattivante, vuoi per il costo esiguo (14,80 Euro), ho deciso di cedere. Ieri alle 15.39 entro alla Feltrinelli e alle 16.20 (secondo lo scontrino fiscale) sono alla cassa. Pago ed esco, 12 minuti di metropolitana e sono a casa. Inizio a leggere alle 17 circa, faccio una pausa di un’ora e mezza, per la cena e per leggere la posta, entro anche sul forum per qualche minuto, poi riprendo il libro. Lo termino alle 3.06 Questa la cronaca.
La chimica dell’incontro (titolo originale “La synthèse du camphre”) è la prima opera letteraria di Arthur Dreyfus, uno scrittore nato a Lione nel 1986, residente a Parigi. Un tipo carino.
Il testo è tradotto e pubblicato in Italia per Salani Editore (Gruppo Editoriale Mauro Spagnol, Milano).
“Lo riconosco. E’ il profumo di Chris… che mi assale, mi invade le narici. Dapprima, quell’effluvio esperideo di bergamotto e arancio, di pompelmo, di limone verde. Subito dopo, l’offensiva canforata del pepe, della lavanda, del cardamomo. Sono già inerme quando arrivano il sandalo, il cedro, il coriandolo, il tabacco; e il muschio. Mi arrendo. Come sempre mi ha colto di sorpresa”. (Il "limone verde" credo sia una fantasia del traduttore, ritengo si tratti di "lime" nel testo originale).
Questo riporto testualmente perché, come accade con le “petit madeleines” in Proust, non c’è molto altro sugli odori in questo romanzo, ma accidenti! c’è tutto quello che il nostro cervello ti viene a dire quando un odore è legato indissolubilmente con un luogo, una persona, un momento della nostra esistenza e lo avverti in un altro spazio, in un altro tempo. Chris è un adolescente di 15 anni che intrattiene una “relazione” con un altro ragazzo di 16 anni di nome Ernest. Una storia comune, dei nostri giorni. Si sono conosciuti su di un forum e hanno iniziato a dialogare fuori dal forum. Anche questa una cosa comune. Hanno fatto amicizia. Iniziano quindi a raccontarsi, lentamente, come si fa in questi casi e dal racconto si comprende che entrambi sono omosessuali.
Apro qui una piccola digressione scientifico-filosofica: di Ernest non abbiamo molte informazioni, egli parla indirettamente, per il tramite di un racconto parallelo riguardante il nonno. Molto di lui si comprende dalle mail di Chris, in cui spesso si trovano puntuali risposte capaci di far trasparire la domanda di Ernest. Invece Chris parla tramite le sue mail e ci racconta di sé, fornendoci un quadro molto preciso. Si definisce omosessuale, ma in realtà è omofilico, essendo, come lui stesso affermerà, “privo di esperienze”, sia con donne, sia con uomini. Questo per chiarire un punto che è tipico dell’adolescenza, cioè la ricerca di una identità sessuale da concretizzare, quasi sacrificare, sull’altare dell’esperienza. Chris compie esattamente questa ricerca e si innamora di Ernest.
C’è un problema: Chris vive in Canada, ma si deve trasferire in Florida, mentre Ernest vive in Francia. Un bel guaio per chi come loro, fantastica un contatto fisico che generi l’esperienza bramata. Intanto il tempo passa e la storia parallela ci racconta delle avventure di nonno Félix, un giovane chimico di Tolosa, costretto dalla guerra e dall’occupazione nazista, a lasciare la scuola e il relativo laboratorio di chimica, per iniziare una serie di incontri con personaggi a volte strani, come per esempio, un italiano della Resistenza che aveva intenzione di avvelenare il Duce con un budino preparato con latte arsenicato. Ci sono nel testo alcuni aneddoti sulla chimica che timidamente riportano a “Il sistema periodico” di Primo Levi, ma solo per ambientazione e momento storico (occupazione tedesca e campo di prigionia), non certo per lo stile e per il contenuto. Anzi, se devo dire: mi sarei aspettato qual cosina di più, ma la storia avvincente non è quella del nonno di Ernest, bensì il susseguirsi delle mail di Chris.
A un certo punto Ernest parte per un viaggio e va in America, proprio negli U.S.A. e, con grande sforzo, i due combinano un incontro. Ernest intanto ha rivelato ai suoi genitori la sua omosessualità e ne paga le ingiuste conseguenze psicologiche, mentre Chris, orfano della sua amata mamma, non ha mai detto al padre la sua situazione. Il padre però è amorevole e comprensivo: è il padre che ogni ragazzo omosessuale vorrebbe avere. Non fa domande, perché conosce e accetta le risposte. Vive un rapporto di genitorialità completa, dovendo sostituire la moglie defunta e concede al figlio tutto il bene che la vita gli può offrire. E’ un medico ospedaliero. Chris ha due cani che gli stanno sempre accanto e che lo hanno inevitabilmente aiutato a colmare, almeno in parte, il vuoto che una madre lascia. Ora ha bisogno di altro, di un suo simile, di un ragazzo che lo possa amare. E’ un quadro da psicologia freudiana classica, con un andamento di corrispondenza tra i due che si potrebbe definire completo, gratificante e bilanciato. Ciascuno trae dall’altro quello che gli occorre, ognuno è soddisfatto dalle emozioni sprigionate dal loro legame. In biologia si identifica ciò nella simbiosi perfetta. Unica pecca è proprio la mancanza di contatto fisico, ma anche questo ostacolo pare superato e tra poco i due amici si incontreranno, con la complicità del padre di Chris, disposto ad accompagnarlo in auto nella città dove Ernest dimora e affittare per loro una stanza di albergo, lasciandoli soli per la realizzazione dell’incontro tanto desiderato. Unica condizione ragionevole e umanissima: il padre vuole conoscere Ernest. Del resto è un padre!
Il mio racconto termina qui.
Il seguito è ciò che mi ha tenuto sveglio, regalandomi emozioni che, non ho paura a dirlo, mi hanno portato alle lacrime (io in effetti lacrimo facilmente, lo ammetto: da uomo abbasso di molto il livello di resistenza stereotipato della categoria, ma il bello è che piangere fa molto bene sotto il profilo biologico, psicologico e fisiologico e dunque me ne infischio del giudizio di sedicenti uomini integerrimi, così detti “uomini veri”).
Dopo le lacrime è stato il tempo della rassegnazione sofferta, di quella che comporta un grande sforzo interiore, innaturale, ma dannatamente indispensabile per poter voltare pagina ( e qui è proprio il caso di dirlo) e continuare a vivere.
Poi c’è stato il tempo dello smarrimento e della sorpresa, amarissima sorpresa. Non stupore, ma incredulità nauseante. Tutto in poche pagine, in poche righe di una mail.
Ovviamente intanto anche la storia parallela rivive episodi curiosi e si incardina nella contemporaneità degli eventi. Ma è un’altra storia e non prende il lettore come quella trainante di Chris e Ernest, adolescenti amanti e amati, odiati solo dal fato avverso.
Aggiungo solo alcune considerazioni: l’Autore delinea in modo significativo l’aspetto essenziale di Chris e lo fa in modo da umanizzarlo al massimo, lo rende uno di noi, pur nella sua fantasia di scrittore. Chris parla a Ernest di film guardati, di libri letti, di musica. Il suo filo conduttore è “Aria sulla IV corda” di Bach e già solo questo lo rende amorevole. Immagino che non esista al mondo chi, sentita questa melodia, non abbia pensato a Dio, allo spazio siderale, al paradiso, alla vetta di un monte, alla quiete di un ghiacciaio, alla silenzio dell’anima. Chris è credente, cristiano, conosce Dio e, pur vivendo il conflitto interiore inculcato dalla religione, sa motivare la sua esistenza come un dono irrinunciabile: è bellissima la sua considerazione sul suicidio “gli animali non si suicidano, solo l’uomo lo fa” e lui ama moltissimo gli animali. E’ un ragazzo che io (e immagino tutti) vorrei conoscere, per un dialogo aperto e improvvisato, per uno scambio di opinioni. Chris è un adolescente che parla come un adulto, che ragiona come un adulto. Struggente la considerazione della fotografia come istantanea della morte, in riferimento a una vecchia foto sbiadita della madre.
Da qui la sua renitenza a farsi fotografare, quasi la paura di fissare l’istante e poi svanire, un concetto che nel film “Imago Mortis” è davvero ben espresso.
Ho riscontrato solo un'enorme colossale omissione nel romanzo, una cosa che non si può perdonare all’Autore, non so se sia voluta o se sia una leggerezza. Non ve la dico, altrimenti guasto tutto, ma vi invito a leggere questo testo, a patto che: 1) non siate omofobici, poiché, pur non essendoci descritti atti sessuali (una volta si sarebbe detto “contro natura”, ma oggi la natura ha dimostrato che contro ha proprio nulla, visto che nei Primati il sesso è onanistico e anche omosessuale, con buona pace dei beceri puristi cattolici), alcune frasi esprimono quelle pulsioni adolescenziali prive di freni inibitori. 2) Non siate di quelli che puntano il dito inorridendo se qualcuno non la pensa come voi in fatto di relazioni sentimentali e amore, in questo caso vi consiglio di leggere prima “Introduzione alla psicoanalisi” di Sigmund Freud, preceduto da “Se questo è un uomo” di Primo Levi. Se anche questa “terapia letteraria” non dovesse sortire i risultati attesi c’è sempre l’evangelica “macina da mulino” da legarvi saldamente al collo e quattro passi sulla sommità di un dirupo a strapiombo sul mare.
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