Enotria
2016-12-17 22:58
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Vediamo un utilizzo pratico del "Test delle 8 forme di Kemp"
Già è scomodo in microscopia utilizzare l’olio da immersione semplice, mettendone una goccia sul vetrino, tra il copri oggetto e la punta dell’obiettivo, figurarsi quando poi ci vengono a dire che l’olio andrebbe messo anche sotto al vetrino, a contatto con la lente del condensatore !
Che paciugo !
Olio da per tutto, il rischio di sporcare le altre ottiche, tutto da ripulire, l’olio che cola da tutte le parti, una vera schifezza !
Ma vale veramente la pena affrontare tutte queste complicazioni per un po’ di olio ?
E poi, è proprio vero che la risoluzione aumenta ?
E se è vero, non basta la goccia d’olio sopra al vetrino ?
Per rispondere in modo veramente convincente, non vi è nulla di meglio che impostare una prova e toccare con mano le differenze di risoluzione.
Pacifico che volendo dimostrare differenze di resa tra apertura 1,0 ed apertura 1,30 devo utilizzare tutta una catena di visione che deve essere all'altezza del limite più alto.
Quindi la prova è fatta con illuminazione Kohler standard, obiettivo Neofluar 100x con an 1,30 , condensatore con a.n. 1,40 e, come campione discriminatore, la diatomea F. rhomboides del vetrino di Kemp (la n. 7).
Mi raccomando di guardare le immagini alla loro massima risoluzione, in modo da vedere meglio la differenza.
Come prima prova, il montaggio a secco, tanto per inquadrare e vedere la risposta minima di un già buon obiettivo.
Immagine: Dry.
Senza spostare nulla ho poi messo la goccia di olio tra vetrino ed obiettivo:
Immagine: Oil
ancora senza modificare nulla, ho abbassato il condensatore mettendo l'altra goccia di olio, quella inferiore fra lente del condensatore e il fondo del vetrino e poi ho riportato a contatto il condensatore.
Immagine: OIL HI
Credo che ogni commento ora sia diventato superfluo !
Si può notare che la scelta del campione che deve discriminare è molto importante: ad esempio, se avessi scelto la P. angulatum (n. 6) non avrei concluso nulla, troppo difficile vedere differenze di risoluzione quando tutti i particolari sono sempre visibili.
Ma qualcuno di voi che è come San Tommaso, potrebbe ancora obiettare che l’utilizzo della immersione omogenea sarà anche necessaria per gli obiettivi speciali ad alta risoluzione, ma serva a ben poco quando usiamo i normalissimi obiettivi acromatici.
Allora, stessa strumentazione, ma con obiettivo Zeiss PlanAcromatico 100x con a.n. 1,25 e diaframma a 85% dell'apertura massima, quindi nelle sue condizioni normali di funzionamento.
Non posso più utilizzare la diatomea precedente, troppo difficile per questo obiettivo, in nessun modo si vedrebbero le strie.
Data la minor risoluzione prevedibile, ho utilizzato la più facile Surirella gemma (n.5).
La messa a fuoco è fatta sul settore in alto a sinistra, preso come campione.
A secco si vedono solo i contorni più grossolani, nulla di più.
Immagine: Secco.
Con l'olio solo sopra, l'obiettivo lavora nelle condizioni di progetto, il contrasto e la risoluzione aumentano notevolmente, si vedono chiaramente le strie.
Immagine: Olio sopra
Messo l'olio anche sotto, la risoluzione ed il contrasto raggiungono il massimo possibile: si vede che le strie non sono linee, ma sequenze lineari di forellini.
Immagine: Olio sopra + Olio sotto
A questo punto spero che sia chiara la differenza di resa dell'obiettivo nelle varie condizioni: allora, vale la pena utilizzare l’immersione omogenea, si o no ?
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