ChemPride
2016-09-21 19:48
PREMESSA:
La droga è rappresentata da frammenti di foglie, piccioli e ramoscelli di ilex paraguariensis e si presenta come una polvere grossolana di colore verde, dal profumo che richiama il fieno e la segatura, presenta un sapore amaro. La droga contiene principalmente:
• caffeina (0,13-1,85%),
• trigonellina
• sostanze tanniche (3,5-7%) (acidoclorogenico)
• fenilpropanoidi (circa il 10%)
• acido ursolico ed esteri delle amirine in rapporto di 5:1
Le foglie dell’erba Mate in Sud America vengono ancora lavorate come richiede la tradizione. Dopo la raccolta, esse vengono lasciate essiccare al sole per ventiquattro ore. Segue una procedura di sminuzzamento effettuata tramite uno speciale mulino. Dopodiché l’erba Mate risulta pronta per essere utilizzata. La bevanda può essere preparata come un normale tè, lasciando cioè in infusione per alcuni minuti le foglie in acqua bollente e filtrando il liquido subito dopo. Tra le sostanze a rilevanza farmacologica nelle foglie del mate, troviamo le Amirine: cannabinomimetici inibitori della MAG-lipasi. Il sistema endocannabinoide è formato dagli endocannabinoidi, sostanze di natura lipidica che vengono prodotte dall’organismo in caso di necessità. Questi agiscono localmente e nella stessa sede in cui vengono prodotti vengono poi rapidamente degradati. Le due molecole maggiormente prodotte sono l’anandamide (N-arachidonoiletanolammina o AEA) e il 2-arachidonoilglicerolo (2- AG). Mentre l’enzima noto come FAAH è in grado di degradare entrambi gli endocannabinoidi, l’enzima MAG lipasi è capace di degradare il solo 2-AG. Le amirine, inibendo tale enzima, portano ad un attivazione del sistema prolungando l'azione degli endocannabinoidi.
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METODO:
Vengono pesati 100 g di erba Mate sulla bilancia che vengono introdotti nella bottiglia in PET. Si porta a volume con Petroletere. Si lascia riposare per 24 ore.
Il petroletere serve per estrarre le amirine, sostanze apolari in quanto la porzione ossidrilica è esterificata con una lunga catena carboniosa. L’acido ursolico è più polare, ergo non viene estratto.
Si filtra con imbuto di Buchner utilizzando la pompa in modo intermittente per creare il vuoto e per impedire che i fumi del solvente vadano a danneggiare la pompa.
La parte fogliacea, contenente l’acido ursolico, viene utilizzati per altri scopi.
Sul filtrato si esegue una distillazione mediante rotavapor in un bagno d’acqua riscaldato a 50 °C.
Si distilla lasciando nel pallone una minima quantità di liquido, che risulta più denso.
Il contenuto viene travasato in un pallone di dimensioni minori.
Si idrolizza il legame estereo delle amirine in ambiente basico con piastra a bagno d’olio a 78 °C utilizzando una soluzione di KOH in etanolo (20% p/v). L’etanolo viene utilizzato per solubilizzare le amirine. Si fa riposare 15 minuti.
Per verificare l’avvenuta reazione si esegue una cromatografia su strato sottile (TLC).
Si utilizza uno standard di riferimento (amirina) in modo da confermare la conclusione della reazione.
Si puntano standard, miscela e campione, e si procede con la corsa dell’eluente (PE/EtOAc 9:1).
La lettura della lastra sotto UV dà esito negativo poiché la molecola non presenta doppi legame coniugati.
Si utilizza quindi una soluzione di acido solforico al 5% in metanolo che ossida le amirine.
Successivamente si riscalda con pistola termica fino alla comparsa delle bande.
Si procede al work-up della reazione. Nel pallone, oltre alle amirine, sono presenti altre sostanze (KOH, etanolo).
Work-up :
- Neutralizzazione della KOH tramite H2SO4 2N che si solubilizza nella fase acquosa successivamente eliminata
- Solubilizzazione dell’analita in fase organica utilizzando CH2Cl2
La fase organica contente l’analita viene portato a secco nel rotavapor.
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