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tiziano27
2016-03-05 20:09
Sto studiando elettrochimica e come ottenere il potenziale di un elettrodo di riferimento quello a calomelano.
Hg2Cl2 = Hg +2Cl-
Pensavo che per calcolarlo si potesse usare l'equazione di nerst in questa forma:
E= E0 - 0,0592 log(Q)
dove Q è il quoziente di reazione. In rete però trovo info contrastanti nel senso che vedo che l'equazione di nerst può variare ma non ho capito il perchè;
a volte vedo
E= E0 - 0,0592 log(Q)
altre
E= E0 - 0,0592 log([RED]/[OX])
oppure
E= E0 - 0,0592 log([OX]/[RED])
altre con + invece che -... non ci sto capendo più niente. Mi spiegate per favore quando usare le varie forme??? Grazie a tutti
LuiCap
2016-03-05 21:13
Delle tre forme dell'equazione di Nernst che hai scritto, l'ultima è sicuramente sbagliata; le prime due sono equivalenti.
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tiziano27
2016-03-06 07:47
Grazie mille prof.ssa Luisa! ma perchè in alcune formule si usa scrivere "l'attività" chimica (a) piuttosto che la concentrazione? giacchè era scritto mi sono ricordato che non avevo capito questo concetto.
Inoltre, partendo dalla formula c) (quella generale) se io volessi calcolare la [OX], conoscendo il potenziale come dovrei fare? non riesco a ricavare la formula inversa...devo fare l'esponenziale e come uscirebbe la formula finale?
Grazie, ancora
LuiCap
2016-03-06 18:22
Quando utilizziamo la concentrazione molare negli equilibri in forma ionica eseguiamo sempre un'approssimazione, in quanto il quoziente di reazione non è costante in tutte le condizioni.
Gli equilibri che riguardano le specie ioniche in soluzione sono infatti influenzati da tutti gli ioni presenti nella soluzione.
La concentrazione ionica totale è espressa dalla sua forza ionica μ :
μ = 1/2 ∑cizi^2
dove ci è la concentrazione della specie iesima e zi è la sua carica.
Per un elettrolita formato da un catione e un anione monovalente (1:1) la forza ionica è uguale alla molarità.
In tutti gli altri casi la forza ionica è maggiore della molarità.
Fra gli ioni contenuti in una soluzione di un elettrolita si instaurano forze di attrazione elettrostatica che impediscono a un numero più o meno grande di ioni di essere indipendenti gli uni dagli altri; quindi non tutti gli ioni derivanti dalla dissociazione del soluto possono partecipare ad un dato fenomeno: la massa attiva (attività) del soluto è minore della concentrazione analitica iniziale.
L'attività (a) rappresenta dunque l'effettiva concentrazione di un soluto in una soluzione, cioè l'effettivo numero di particelle che prendono parte attiva ad un dato fenomeno.
Fra la concentrazione molare C di un soluto e la sua attività a esiste la relazione:
a = γ x C
dove γ è il coefficiente di attività del soluto.
L'attività è espressa da un numero adimensionale, perciò l'unità di misura del coefficiente di attività è l'inverso dell'unità di misura con cui viene espressa la concentrazione.
Il coefficiente di attività dipende dalla forza ionica μ della soluzione; il suo valore è compreso tra 0 e 1. Esso tende a 1 per soluzioni molto diluite, ovvero quando la forza ionica della soluzione tende a 0, per cui numericamente a = C.
Infatti in soluzione molto diluita le interazioni fra le cariche degli ioni sono di minima entità e quindi praticamente tutti gli ioni in soluzione sono attivi.
La forma corretta della costante di equilibrio di una generica reazione:
aA + bB <--> cC + dD
è:
Per semplificare i calcoli si considera, di solito, che le soluzioni siano molto diluite e che quindi il coefficiente di attività sia uguale a 1.
Per calcolare la [Ox] occorre eseguire i seguenti passaggi algebrici:
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