Max Fritz
2012-06-21 13:37
Parte prima: accorgimenti sulla sintesi del benzantrone; Per qualche settimana (letteralmente...) mi sono dedicato alla sintesi del benzantrone, seguendo la metodica di OrgSyn già illustrata al forum http://myttex.net/forum/Thread-Benzantrone-sintesida ale93 . Prima di entrare nel merito degli argomenti anticipati dal titolo, tuttavia, sento doveroso fare qualche precisazione sulla complessità di questa sintesi, che ale ha eseguito in maniera abbastanza diversa da OrgSyn (specie verso la fine) e che io ho eseguito in maniera differente da entrambi. In primo luogo io ho usato quantità 5 volte inferiori a quelle indicate dalla fonte comune, mentre ale 20 volte inferiori. Un problema diventa, nel mio caso, il rame in polvere: non avendo intenzione di prepararlo come indicato, ho usato una polvere che avevo già in laboratorio di 325 mesh (44 micron) ad elevata purezza. Come secondo problema c'è quello del riscaldamento controllato nel range di 118-120°C per tre ore, che per motivi di inerzia termica è un po' più facile con maggiori quantità: ci si mette più tempo a fargli raggiungere la temperatura esatta, ma una volta che l'ha raggiunta, una massa sufficientemente abbondante ci mette un bel po' a cambiarla. In terzo luogo sottolineo la pericolosità e la violenza del passaggio che prevede il versamento in acqua bollente! della miscela contenente in gran parte acido solforico concentrato: qui quando le quantità diventano abbondanti la reazione diventa spaventosamente energica. Passiamo adesso alla seconda parte della sintesi che, al contrario delle aspettative, è stata la più complessa: il filtraggio del primo prodotto grezzo, recuperato appunto dalla diluizione del solforico concentrato in acqua bollente, è veramente tedioso, poichè il prodotto non solo intasa il filtro, ma si compatta a formare ammassi apparentemente solidi e asciutti che alla minima pressione si liquefano in una scomodissima poltiglia fangosa. La situazione non migliora con il passaggio in sodio idrossido all'1% a bollore: questa seconda volta mi è sembrato veramente insostenibile un'ulteriore filtrazione e ho optato per un'estrazione. Ho aggiunto alla miscela 70-100mL di cloroformio che hanno aiutato in parte a sciogliere ed in parte a far precipitare nella fase organica più pesante il sottilissimo precipitato giallo, di benzantrone in sospensione. Il liquido risultante era marrone scuro e tutto sommato limpido, l'ho scartato. La fase organica costituita da un liquido viscoso e del tutto opaco, color ocra, è stata sciacquata 3 volte con acqua distillata per eliminare il più possibile la soda e gli altri sali. Ho lasciato che evaporasse il solvente e ho provato la purificazione con etanolo (al posto del tetracloroetano) come indicava ale93, sempre utilizzando il carbone decolorante: il risultato è stato piuttosto deludente, perchè gran parte del prodotto è rimasto unito al carbone e solo una parte irrisoria si è disciolta nell'etanolo. Per cristallizzazione a 0°C ho recuperato 0,33g di benzantrone (ho effettuato un lavaggio con etanolo molto freddo e parecchi lavaggi con acqua distillata): Nel frattempo, pulendo la vetreria, mi sono accorto che l'acetone è un solvente sensibilmente migliore dell'etanolo. Alla fine pare che nella stessa quantità di acetone si sciolga quasi più del doppio di benzantrone. Avendo tenuto in precedenza il carbone decolorante impregnato ancora di benzantrone (questa volta più facilmente filtrabile proprio grazie al carbone), l'ho rimesso a bollire con 150mL di acetone e ho ripetuto la cristallizzazione. Questa seconda volta ho ottenuto 0,67g di prodotto apparentemente più puro del precedente: Ho conservato ulteriormente il carbone in attesa di trovare un solvente migliore. Parte seconda: caratterizzazione del benzantrone; Passiamo, dopo questa lunga "premessa", al centro della discussione. La domanda di partenza è: come faccio a sapere che si tratti di benzantrone o, per lo meno, dato l'aspetto molto simile, che non si tratti del 9,10-antrachinone iniziale non reagito? La risposta l'ho scoperta per caso: sciogliendo una piccola quantità di antrachinone in acido solforico concentrato si ottiene una colorazione gialla (vetrino da orologio a sx.) mentre sciogliendo nello stesso acido una quantità ancor più piccola di benzantrone la colorazione è di un rosso fortissimo (a dx.): Ma le vere sorprese compaiono quando si espongono gli stessi vetrini agli UV, poichè in queste condizioni solo il benzantrone è fluorescente: Entrambi i composti, solidi, sono insolubili in acqua e discretamente fluorescenti in giallo-verde agli UV, mentre si sciolgono facilmente in acetone. Se una soluzione di antrachinone in acetone viene diluita fortemente con acqua, la risultante sospensione appare pressochè trasparente e incolore, forse leggermente lattiginosa, e del tutto indifferente ai raggi ultravioletti. Se si ripete il procedimento con del benzantrone, invece, si ottiene una fortissima fluorescenza verde e una colorazione gialla alla luce naturale (si tratta di una quantità irrisoria di benzantrone disciolto in 3-4mL di acetone e diluita in 300mL ca. di acqua distillata; in foto è messa a confronto, come luminosità, con la soluzione in acido solforico precedente): Parte terza: il violantrone, sintesi e caratteristiche; Un interessante derivato del benzantrone è il violantrone; ecco di seguito le due molecole nell'ordine citato: Come potete vedere, è una sorta di dimero del benzantrone, e si produce per fusione alcalina di quest'ultimo o per fusione con clorato di sodio. Ho preferito il primo metodo, che oltre ad essere più economico, è stato l'unico a dare buoni risultati nel mio caso. Non sono stato molto preciso, non avendo riferimenti: ho preso una piccola quantità di benzantrone, l'ho macinata grossolanamente con una quantità volumetricamente molto maggiore (più di 10 volte) di sodio idrossido, ho posto il tutto in un coccio di porcellana e ho scaldato lentamente sulla fiamma fino a fusione dell'idrossido, tenendo in queste condizioni per qualche minuto. Avrete modo di notare che se si eccede con il riscaldamento, la massa inizia a sfrigolare e tende ad infiammarsi; nelle prime fasi del riscaldamento, inoltre, si notano i fumi giallo-verdi del benzantrone, che giustificano pienamente il suo utilizzo nei fumogeni (è fortemente consigliato NON respirarli, trattandosi di un policiclo aromatico; in questo caso, oltre a stare all'aperto, dovrebbe proprio bastare una buona mascherina antipolvere). Terminata questa fase, con gran sconforto mi accorgo che le croste nere formatesi non sono minimamente solubili in acqua. Pensandoci a posteriori era sciocca la mia pretesa.. una molecola organica così grande, senza alcun gruppo -OH e con così tanti anelli benzenici fusi come poteva esserlo! Ho tentato con l'acetone, ottenendo buoni risultati: se il prodotto è stato preparato di recente, si ottiene una bella soluzione blù scuro, che per progressiva aggiunta di acqua distillata diviene prima viola e infine rosa-fuchsia (nell'ultima foto il liquido è nel frammento di porcellana utilizzato per la sintesi): Non ne ho ancora ben afferrato il motivo, ma se si lasciano i cocci all'aria per parecchie ore o se si lascia per qualche ora la soluzione (acquosa o no) di acetone, non ci sarà più modo di ritornare al blù iniziale, ma si otterranno solo soluzioni rosa che diventano di un giallo carico per aggiunta d'acqua: Sospetto che l'ossigeno atmosferico unito all'idrossido di sodio rimasto contribuiscano alla degradazione del composto. Infine ho notato che il violantrone presenta una fluorescenza molto forte color cremisi in soluzione di acetone (parte centrale) e verde brillante se in diluizione con acqua (leggermente visibile ai bordi; perdonatemi la scarsa qualità della foto...): Il prodotto "degradato" sia in soluzione acetonica che in diluizione con acqua presenta fluorescenza verde intensa, che a volte (non sono ancora riuscito a determinare in base a cosa) vira al giallo: sospetto che dipenda dalle proporzioni acetone:acqua del solvente (il chetone evapora piuttosto velocemente, soprattutto in questi giorni...), in tal caso potrebbe essere un indicatore di polarità. Come potete constatare voi stessi l'ultima parte apre molti dubbi e molte curiosità, che io stesso devo ancora mettere a punto. Se avete riferimenti bibliografici da suggerirmi saranno ben accetti. Metto in conto di fare altre prove con altri solventi e in altre condizioni, nonchè di migliorare qualche foto. Spero che la questione vi abbia interessati
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