EdoB
2022-05-13 14:08
Addentrandomi sempre di più nella chimica organica "fine", sono giunto al punto in cui mi serve poter conservare per tempi indefiniti i solventi organici anidri. In particolare per gli eteri (al momento THF e Et2O, in futuro forse anche diossano), non solo è necessario conservarli privi di acqua e ossigeno in quanto questi possono inibire certe reazioni, ma anche perchè loro stessi si degradano nel tempo formando i temutissimi perossidi. A dire il vero, al momento, per ciò che devo fare il problema che prevale è proprio il secondo.
Commercialmente sono stati sviluppati diversi packaging che hanno in comune tra loro la presenza di un qualche setto polimerico che va perforato con l'ago di una siringa. Lo svantaggio di questo sistema è che prima o poi, alcune volte prima che sia stato consumato tutto il reagente, il setto è ridotto a un colabrodo e non tiene più. Mi sono quindi ispirato a un tipo di packaging che sinceramente non so se venga ancora usato. Si tratta di quello mostrato in questo video, che nel caso specifico contiene trimetilalluminio. Si tratta di un contenitore (nel video di acciaio nel mio caso di vetro) che alla sommità ha un raccordo a T. Dall'uscita superiore si preleva il liquido mediante ago e siringa, da quella laterale si fa flussare un gas inerte come azoto o argon.
Per costruire un apparecchio del genere sono partito da una bottiglia di vetro autoclavabile con il tappo in polipropilene. La mia è di vetro bianco ma sarebbe meglio usare quelle ambrate. Dopo aver praticato un foro al centro del tappo, ho inserito un connettore filettato. Ad esso poi ho avvitato una T su cui si possono montare due rubinetti a sfera da un quarto di pollice. Volendo sul rubinetto del gas inerte si può aggiungere un portagomma, ma non è indispensabile. Su tutti i filetti è importante mettere del nastro di teflon. Dopo aver riempito la bottiglia con il solvente anidrificato, per prelevare il liquido, prima si collega al rubinetto del gas un palloncino pieno di azoto o argon (o un tubo collegato a una linea Shlenk). Poi si apre il rubinetto laterale per avere una pressione positiva. Quando serve del solvente basta aprire il rubinetto superiore e inserire l’ago della siringa, il flusso di gas inerte che esce dalla sommità tiene fuori l’acqua e l’ossigeno. Una volta estratto il liquido si chiude prima il rubinetto superiore, poi quello inferiore. A questo punto si può riporre la bottiglia.
Ultima nota sulla sicurezza
Questo modo di conservare i solventi non l'ho ancora testato estensivamente e quindi mi riservo il diritto di poter rielaborare quello che ho scritto in futuro. Le giunzioni devono essere a tenuta stagna, e nel mio caso lo sono, nonostante ciò consiglio di conservare la bottiglia sempre in verticale. Anche se teoricamente non si dovrebbero formare perossidi, la presenza di rubinetti rende molto pericoloso il prelievo di liquidi nel caso in cui questi dovessero formarsi (frizione + perossidi = ). Per questo motivo, come per tutti i potenziali formatori di perossidi, è importante controllare frequentemente (almeno una volta ogni sei mesi, io lo faccio trimestralmente) le bottiglie facendo soprattutto analisi qualitative come descritto nel post sulla purificazione dei composti organici. Inoltre, anche se è scontato, non vanno conservati in questi recipienti sostanze che possono corrodere il metallo.
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